lunedì 25 luglio 2011

per Nathan....e sull'utilità di questo blog...

ogni tanto mi dispiaccio perchè non riesco più a curare questo spazio come una volta per i troppi impegni in prima linea....non riesco a raccontarvi tutto quello che vorrei, per vari motivi, e ogni tanto mi chiedo se questo è più un posto utile.....tre anni fa molte cose erano diverse....e per fortuna oggi sono migliori....

poi apro la posta e trovo camilla che colpita da una malattia rara ha ridimensionato la sua rabbia leggendo tante delle nostre storie...e poi patrizio che mi chiede magari scusa perchè mi dedica la poesia che segue scritta tanto tempo fa dal nonno che perse una figlia....

e allora si, mi convinco che questo posto, per quanto trascurato, è sempre utile, perchè finchè qualcuno leggerà queste righe, svolgerà sempre il ruolo di luogo per sentirsi meno soli....

grazie Camilla e grazie Patrizio....




                                                     I DESPOTI  ADORATI     (di Moisè Cecconi)
 
Una delle ragioni, forse la principale, per cui noi amiamo tanto i bambini, è la loro perfetta, perfettissima ignoranza. Oltre il loro candore e la loro grazia inimitabili, è quel loro assoluto ignorare, quella deliziosa inconsapevolezza di ogni bene e di ogni male, di ogni prima e di ogni dopo, che li circonda come una nebbia luminosa simile ad un nimbo, che ce li fa tanto e così dolorosamente cari. 
Alcuni ci lasciano quasi subito, ripartono fasciati di mistero fra candidi veli senza sapere nemmeno chi siamo noi di cui portano via con se il cuore; altri rimangono con noi, e non sappiamo per quanto, e si trema di non poterlo sapere. 
Sono questi che ci conducono con le piccole tenere mani dove a loro piace, sono gl’ inermi che ci disarmano, i despoti adorati ai quali è dolce ubbidire. E sono essi che saggiano il similoro del nostro sapere con la pietra di paragone della loro inesauribile curiosità.
– Babbo, perché Iddio ha fatto i lupi che mangiano i bambini? 
- Babbo, come ha fatto Iddio a farsi da sé?
Allora noi, i grandi, si desidera con tutta la forza del nostro sapere di essere dei perfetti, perfettissimi ignoranti.


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